Il gruppo di Fratelli d’Italia al Senato ha indicato alle commissioni Bilancio e Affari costituzionali i propri emendamenti al decreto Milleproroghe segnalati, cioè quelli da portare in discussione e al voto, ma tra questi non vi è quello sui balneari. Lo apprende l’ANSA da fonti dello stesso gruppo. «Abbiamo stilato una serie di emendamenti» sul tema dei balneari «ma abbiamo ora deciso di non segnalare il nostro, dopo che il governo ci ha fatto sapere che vi è un provvedimento in itinere, abbiamo avuto rassicurazioni su quella che resta una questione prioritaria».
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ALESSANDRO BARBERA
Così all’AdnKronos Lavinia Mennuni, senatrice di Fdi, che ha firmato l’emendamento sulle concessioni ai balneari, che prevede lo stop alla proroga fino al 2023, come prevista dal governo Draghi. Emendamento che il gruppo di Fdi ha però oggi deciso di non “segnalare” alle Commissioni. «Sono certa che il tema è prioritario, e comunque abbiamo tempo fino a lunedì per decidere cosa fare, ma dal governo Meloni siamo stati rassicurati».
Gli emendamenti segnalati da Fdi riguardano la proroga dei contratti di dipendenti pubblici in particolare degli assunti in relazione all’emergenza Covid o al PNRR o alle situazioni delle aree sismiche; la proroga della possibilità di avvalersi del prezzo di maggior tutela per l’energia elettrica, varie misure a sostegno dell’editoria e dell’agricoltura, tempi più ampi per esercitare la delega in materia di sostegno alla famiglia, semplificazioni per agevolare gli enti locali, per il piano oncologico nazionale; e ancora la proroga dei termini sugli interventi di ristrutturazione edilizia e sull’utilizzo del suolo pubblico.
L’emendamento di Fdi sui Balneari, a prima firma di Mennuni, abrogava il termine del 31 dicembre 2023 per la validità delle concessioni balneari (introdotto dal governo Draghi con il ddl concorrenza) estendendo queste ultime ad libitum, finché non sarà varata a riforma complessiva. Altri emendamenti sui balneari sono stati depositati da Fi, a prima firma Ronzulli e Gasparri, e dalla Lega, a prima firma Marti e Centinaio.