Caro Merlo, Giuseppe Conte, per farsi accettare dai verdi europei, ha ammesso “un errore di gioventù”: l’alleanza con Nigel Farage. Conte è “nato” nel giugno del 2018 e, in meno di 4 anni, ha avuto una gioventù intensa e piena di errori. Li ammetterà tutti?
Giulia Masera – Torino
Non ha mai commesso errori perché, dal Conte1 in poi, ha sempre finto tutto e il contrario di tutto. Dal giugno del 2018, quando fu inventato come finzione giuridica dell’Italia a 5 stelle, ha sempre fatto “sinceramente finta”, senza mai sbagliare maschera. Adesso finge, in Europa, di essere il capo dei verdi italiani. Il gioco delle parti è la sua scienza, l’arte di sfuggire da sé stesso, di disporre di identità supplementari e “di fare per gli altri carte false pur conoscendo le vere”. Insomma, è il bizantinismo di uscire dal proprio ruolo restandoci. Cara Masera, ogni tanto mi dicono: ce l’hai con Conte. Ma non è vero: Conte ha il fascino letterario dell’uomo in fuga senza fine da sé stesso.
Caro Merlo, leggo il suo elogio di Giuliano Amato e non posso che essere d’accordo. E a chi lo ricorda per il 6 per mille prelevato forzosamente dai conti correnti nel 1992, forse un po’ provocatoriamente, rispondo secca che è stato un “colpo di genio” senza il quale ci saremmo trovati nel baratro. E quel 6 per mille riguardava solo le giacenze in conto, mentre nessuno si accorge, complice la cattiva informazione, del 2 per mille che ogni anno viene prelevato sull’intero patrimonio finanziario. Non è un tentativo di spostare l’astio da Amato a Monti, ma di dimostrare quanto più utile e giusta sarebbe una patrimoniale sugli immobili (previa riforma del catasto): quelli non si possono spostare all’estero né riciclare.
Fausta Schillaci – Catania
Amato è il leader che all’Italia dei senza misura diede una solidità di bilancio della quale il Paese dovrebbe ancora essergli grato.
Caro Merlo, riallacciandomi al dibattito su Sicilia, sicilianità e sicilitudine, suggerisco “L’isola plurale” di Gesualdo Bufalino.
Leonardo Sestopassi.
Ecco il famoso incipit: “Dicono gli atlanti che la Sicilia è un’isola e sarà vero, gli atlanti sono libri d’onore. Si avrebbe però voglia di dubitarne, quando si pensa che al concetto d’isola corrisponde solitamente un grumo compatto di razza e costumi, mentre qui tutto è mischiato, cangiante, contraddittorio, come nel più composito dei continenti. Vero è che le Sicilie sono tante, non finirò di contarle”. E qualche riga dopo: “Soffre, la Sicilia, di un eccesso d’identità, né so se sia un bene o sia un male. Certo, per chi ci è nato dura poco l’allegria di sentirsi seduto sull’ombelico del mondo, subentra presto la sofferenza di non sapere districare fra mille curve e intrecci di sangue il filo del proprio destino”.
Carissimo Francesco, al doveroso ricordo dei militari internati dai nazifascisti, citati ieri nella lettera di Letizia Di Maio di Pescara, aggiungo altri martiri e combattenti della Resistenza purtroppo dimenticati, come i partigiani cattolici, tra i quali molti preti, religiosi e persino suore, e come i partigiani delle comunità ebraiche. Il 25 Aprile non se ne parla mai nei discorsi ufficiali.
Orazio la Rocca. Giornalista vaticanista
Non è più vero che non se ne parla mai, ma è vero che non se ne parla mai abbastanza.
Caro Merlo, “il combinato disposto”.
Francesco Saverio Palumbo
Ghigliottina.