Per la Faib Confesercenti lo sciopero dei benzinai del 25 e 26 gennaio resta «congelato», per le altre due sigle, Figisc Confcommercio e Fegica, la protesta invece è «confermata». C’è stata qualche frizione tra le sigle al termine dell’incontro di stamattina al ministero delle Imprese e del made in Italy, non proprio sfumature (anche se poi la sostanza non cambia): il risultato è che al tavolo tecnico si son fatti pochi passi avanti per cui lo sciopero di fine mese per ora resta in piedi. Il Governo si è detto disponibile a modifiche al decreto sulla trasparenza dei prezzi, ma non ha convinto tutte le controparti. «C’è sempre disponibilità a modifiche. Ovviamente c’è un percorso parlamentare. Le modifiche possono arrivare dal Parlamento o su iniziativa del governo», ha spiegato il titolare del Mims, Adolfo Urso, al termine dell’incontro a cui hanno preso parte anche Assopetroli, Unem e Assogasliquidi. «Il mio auspicio è che ci sia un confronto sereno e costruttivo per migliorare il provvedimento», ha sottolineato Urso, spiegando che è «intenzione del governo migliorare ed accogliere le richieste se in sintonia rispetto alla necessità di dare miglior trasparenza sulla dinamica dei prezzi e contenere effettivamente ogni tentativo speculativo».
Ma mentre il presidente della Faib Giuseppe Sperduto parla di «passi in avanti» e di «incontro molto positivo», per il presidente della Fegica Roberto De Vincenzo il confronto di ieri è stato «deludente». «Non c’è stato nessun impegno concreto: i verbi continuano ad essere coniugati al futuro e al condizionale. Per il momento non c’è niente che ci possa far dire che lo sciopero è revocato». Sulla stessa linea la Figisc. «Ancora oggi il Governo non ha saputo o voluto assumere la responsabilità di prendere impegni concreti sulle questioni che direttamente possono incidere anche sui prezzi dei carburanti. Immaginando evidentemente di poter continuare ad ingannare gli automobilisti gettando la croce addosso ai benzinai” è scritto in una loro nota in cui confermano il pessimo giudizio sul decreto, pasticciato ed inefficace, a cui sarà necessario mettere mano pesantemente in sede di conversione. Oltre a questo Fegica e Figisc si aspettano che il governo assuma iniziative per recuperare della piena legalità nel settore e ripristinare un sistema regolatorio certo, con l’obiettivo di adeguare efficienza e gli standard di servizio offerti agli automobilisti italiani e ottenere la proposizione di prezzi dei carburanti equi e stabilmente contenuti».
Per questo nel medio periodo «é necessario l’avvio di un confronto che metta immediatamente in cantiere la riforma del settore volta a chiudere 7.000 impianti, che secondo una stima prudente sono attualmente nelle mani della criminalità più o meno organizzata, recuperare al gettito erariale circa 13 miliardi di euro sottratti ogni anno alle casse dello Stato e quindi ripristinare condizioni di mercato e concorrenza non drogate. Più nell’immediato deve essere urgentemente varata la norma che preveda controlli e sanzioni – attualmente inesistenti- per i titolari degli impianti che non rispettano gli obblighi di legge imposti sui contratti di gestione e gli accordi collettivi, posto che almeno il 60% dei gestori é senza contratto o con contratti illegali e condizioni economiche minime».
Il tavolo tecnico al Mims è convocato nuovamente per giovedì alle 9.30 ovvero un paio d’ore prima delle conferenza stampa in cui le tre sigle dei benzinai hanno previsto di fare il punto della situazione. «Il Governo sta lavorando a soluzioni diverse, anche informatiche, rispetto all’esposizione del cartello col prezzo medio regionale, che pur garantendo la massima trasparenza sugli impianti non impongano oneri quotidiani eccessivi ai gestori». L’idea, condivisa dalle tre sigle è quella di introdurre una nuova app o ancor meglio un Qrcode collegato direttamente all’Osservatorio prezzi del ministero che invece di dare il prezzo medio possa fornire un prezzo puntuale della zona, del tragitto o del comune di riferimento. In questo modo verrebbe disinnescata la questione delle sanzioni, che è l’aspetto che più inquieta i benzinai dal momento che l’eventuale inadempienza verrebbe sanzionata con multe sino a 6000 euro e con la sospensione dell’attività da 7 a 90 giorni in caso di inadempienza .