Complimenti agli sceneggiatori: se l’arresto di Matteo Messina Denaro, con il boss mescolato tra i pazienti di una clinica, fosse stata la scena di una fiction sarebbe stata più spettacolare di tante altre pensate e ripensate da fior di cervelli. Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi, i registi della serie Amazon Prime Video ‘The bad guy’ si sono stupiti quando hanno saputo che il capomafia, quello vero, è caduto in trappola a causa della sua malattia, proprio come ha rischiato il loro personaggio, don Mariano Suro. Nella serie tv, infatti, il magistrato Luigi Lo Cascio segue la pista della malattia al rene del padrino latitante anche se poi il blitz va in fumo all’ultimo secondo.
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Fantamafia sì ma fino a un certo punto: che reazione avete avuto quando avete capito che con la pista sanitaria avete sfiorato la realtà?
“La prima reazione è stata pensare che ci hanno fatto uno spoiler di una possibile seconda stagione. Scherzi a parte, ci ha stupito molto scoprire che Messina Denaro è stato arrestato con una modalità con cui nella nostra serie stavano per arrestare il boss Mariano Suro. Poi ci siamo ricordati che noi siamo partiti da cose reali, da carte di processi, dalle carte di Falcone, ci siamo ricordati che Provenzano si sottoponeva a dialisi in cliniche clandestine”.
Solo che a differenza del vostro boss Messina Denaro non ha avuto bisogno di una clinica clandestina perché si curava in un polo oncologico alla luce del sole…
“Questo paradossalmente è più affascinante di quello che abbiamo raccontato noi, la realtà ha superato la fantasia in termini di grottesco: il fatto che un boss facesse tutto alla luce del sole è stato molto più spettacolare della nostra serie e dà la dimensione del problema della latitanza. Provenzano fu trovato in pratica a casa sua: noi potremmo fare tutte le speculazioni che vogliamo, però credo che adesso sia decisivo andare a fondo e scoprire tutto quello che si porta dietro Messina Denaro. Il vero lavoro forse arriva adesso”.
Se fosse stata una fiction che finale sarebbe stato quello alla clinica Maddalena?
“Sarebbe stato un finale molto conciliante, molto istituzionale, il finale perfetto per un fiction generalista. Per una serie come la nostra ci saremmo chiesti chi ha autorizzato questo arresto dai piani alti”.
È un finale che prelude a una nuova stagione o si chiude tutto con le manette?
“Più che un finale è un ottimo inizio: noi non sappiamo se faremo una seconda stagione di ‘The bad guy’ ma se dovessimo ispirarci a Messina Denaro inizieremmo dal suo arresto”.
Quanto colpisce l’immaginario di un regista il mistero della faccia di un superlatitante che si svela all’improvviso?
“C’è tutto un immaginario legato al grande cattivo che si mostra solo alla fine: i cattivi della Spectre di James Bond li vediamo solo di spalle o mentre accarezzano un gatto, noi abbiamo visto solo immagini vecchissime di Messina Denaro con gli occhiali da sole e questo nutre l’immaginari. Lo stesso succede con il nostro Mariano Suro, il cui volto non si vede mai distintamente. Anche Bin Laden, non si sapeva che volto avesse davvero quando lo cercavano nel deserto. ‘The young pope’ di Sorrentino teorizzava che non mostrarsi in pubblico alimenta il mito e citava alcuni grandi artisti come Mina, per esempio”.
Adesso i ritagli dei quotidiani di questi giorno diventano materiale per il vostro lavoro?
“Pensiamo che saremo bombardati di suggestioni, la difficoltà sarà scegliere ma arriveranno suggerimenti meravigliosi”..