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Issaka Coulibaly, la storia del portiere dei rifugiati morto di freddo a Milano a 27 anni

by Atreju
January 19, 2023
in Italy
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Issaka Coulibaly, la storia del portiere dei rifugiati morto di freddo a Milano a 27 anni
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ROMA. Era scappato dalla miseria disperata del Togo inseguendo il sogno del calcio. Ha sperato fino all’ultimo di poter ottenere una regolarizzazione mai arrivata ed è morto di freddo in una terra di nessuno a pochi metri dal campo di gioco dela sua formazione. «Abbiamo appreso con estremo dispiacere della morte di Issaka Coulibay, il portiere di una squadra di amici che qualche volta è venuto ad allenarsi con noi negli scorsi anni- raccontano su Facebook i suoi compagni di squadra- . Issaka dopo anni di clandestinità è stato ritrovato senza vita in un capannone. abbandonato in via Corelli, i giornali parlano di morte naturale a causa del freddo. Ci sono morti per cui si può solo provare enorme dispiacere, ci sono morti invece per cui non si può che provare molta rabbia. Morire di gelo in una città come Milano non può essere classificato semplicemente come morte naturale, se a Issaka fosse stato concesso di vivere regolarmente con dei documenti molto probabilmente non staremmo scrivendo questo post, e lui, con una vita regolare, magari starebbe pensando a come rincominciare il campionato dopo la pausa invernale». Prosegue una nota della società sportiva dei rifugiati: «Issaka è morto di clandestinità, perché quando non ti viene concesso di avere dei documenti sei costretto a vivere e a morire ai margini della società, senza un permesso di soggiorno, senza la possibilità di lavorare regolarmente, senza la possibilità di affittare una casa, guidare una macchina o accedere a quei servizi basilari che sono concessi a tutti. Eri un portiere fortissimo, ti vogliamo ricordare così, in mezzo ai pali del torneo estivo del Pini che porti la tua squadra in finale. Che la terra ti sia lieve. Giustizia per Issaka, e documenti per tutte e tutti. La clandestinità uccide».

La burocrazia

Le regole in vigore stabiliscono che il cittadino straniero può entrare in Italia se è in grado di documentare il motivo e le condizioni del soggiorno, oltre alla disponibilità di mezzi sia per mantenersi durante il soggiorno sia per rientrare nel Paese di provenienza, tranne i casi di ingresso per motivi di lavoro. Non è ammesso in Italia chi non soddisfa questi requisiti, o è considerato una minaccia per la sicurezza nazionale o di uno dei Paesi con cui l’Italia ha siglato accordi per la libera circolazione delle persone tra le frontiere interne. La normativa di riferimento sull’immigrazione e la condizione dello straniero è il Testo unico sull’immigrazione.

Invisibile
Issaka Coulibaly, morto di freddo a 27 anni, era arrivato dal Togo e aveva giocato nella St. Ambroeus. Senza documenti né casa, è stato trovato senza vita in strada davanti a un edificio abbandonato. Giocava nel ruolo di portiere nella squadra dei rifugiati del St.Ambreus e contribuì a portare i compagni in finale. Il freddo ha stroncato la sua esistenza difficile a ridosso di quel centro di accoglienza dove aveva sperato di cominciare una nuova vita. E’ stato ritrovato di fronte all’ex caserma Mancini, in un edificio abbandonato di via Corelli, che di notte diventa dormitorio abusivo per i richiedenti asilo. Coulibaly non aveva un lavoro, non aveva dimora e neppure un letto per riposare. Nella sua tasca solo un documento con il nome e un cognome. Nessun segno di violenza, decesso è avvenuto per cause naturali. Morto per freddo. «Per entrare in modo regolare in Italia è necessario il passaporto o altro documento di viaggio e il visto di ingresso (per visita e/o turismo, per lavoro, per studio e/o ricerca, per famiglia, etc.), che va richiesto all’ambasciata o ai consolati italiani nel Paese d’origine o di residenza stabile del cittadino straniero extracomunitario- si legge sul sito del Viminale-. L’ingresso in Italia è consentito con visti per soggiorni di breve durata, validi fino a 3 mesi, e per soggiorni di lunga durata che comportano la concessione di un permesso di soggiorno (di lunga durata) con motivazione identica a quella del visto. Per soggiorni inferiori a tre mesi sono considerati validi i visti rilasciati da autorità diplomatiche di altri Stati con i quali l’Italia ha ratificato accordi, o in base a norme comunitarie».

Iscrizione
Una fine assurda e ingiusta per un migrante irregolare, raccontata sulla sua pagina social dal St. Ambroeus, società sportiva in cui aveva giocato Issaka e che è stata, cinque anni fa, la prima in Italia ad iscrivere a campionati Figc un team composto da rifugiati e richiedenti asilo. In Seconda Categoria il portiere africano aveva giocato proprio nel campetto vicino all’ex caserma di via Corelli dove è stato ritrovato senza vita dai soccorritori. Fino all’ultimo aveva sperato di riuscire ad essere regolarizzato come il suo compagno di squadra  Samba Diouw Sow, cittadino senegalese ed ex calciatore del St. Ambroeus che aveva trovato impiego grazie a Labour-Int. La Corte di Appello di Milano ha accolto il suo ricorso contro il no alla domanda di riconoscimento della protezione internazionale. «Il mancato rispetto delle procedure, o una permanenza oltre i 3 mesi o il termine minore indicato eventualmente nel visto, pongono lo straniero nella condizione di irregolare, e ne comportano l’espulsione, salvi i casi di forza maggiore previsti dalla legge. I cittadini stranieri espulsi non possono rientrare in Italia, tranne che abbiano un’autorizzazione speciale o sia terminato il divieto di ingresso- stabilisce la normativa-. Non sono ammessi in Italia gli stranieri segnalati per gravi motivi di ordine pubblico e sicurezza nazionale, e di tutela delle relazioni internazionali. In pratica, è considerato irregolare: il cittadino extracomunitario che entra in Italia senza documenti (passaporto o documento di riconoscimento e visto); il cittadino extracomunitario che, entrato regolarmente in Italia, ha perso i requisiti necessari per il soggiorno. Lo straniero che raggiunge in modo irregolare l’Italia viene respinto alla frontiera oppure, se già entrato nel territorio nazionale, viene espulso, a meno che non debba essere trattenuto in uno dei centri per l’immigrazione per accertarne identità e/o nazionalità. Il provvedimento di espulsione è adottato dalla prefettura ed eseguito dalla questura».

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