Aveva già perso il marito in un incidente aereo 16 anni fa. Anju Khatiwada era copilota del volo 691 della Yeti Airlines che si è schiantato domenica in Nepal, in una gola vicino alla città turistica di Pokhara, uccidendo tutti i passeggeri a bordo nel peggior disastro aereo del Paese degli ultimi 30 anni.
Lo schianto era avvenuto poco prima dell’atterraggio. Un aereo Atr 72, operato dalla Yeti Airlines nepalese era precipitato a solo un chilometro e mezzo dall’aeroporto internazionale di Pokhara, famosa meta turistica a 200 chilometri dalla capitale Katmandu, da dove era partito. A bordo c’erano 68 passeggeri e quattro membri dell’equipaggio, 37 uomini, 25 donne, tre bambini e tre neonati. Il bi-elica (che secondo i dati del tracker volava da 15 anni) era caduto durante l’avvicinamento: era decollato alle 10.30 (ora locale) e ha avuto l’ultimo contatto con la torre di controllo alle 10.50. Pochi secondi dopo, il violento impatto sulle rive del fiume Seti Gandaki. Le ricerche, a cui hanno preso parte per tutta la giornata centinaia di militari nepalesi, sono state sospese con il calare della sera, ha riferito il portavoce dell’esercito, e riprenderanno domani mattina. «Il pilota ha fatto del suo meglio per non colpire le case. C’era solo un piccolo spazio dove non ci sono abitazioni, proprio accanto al fiume Seti e l’aereo è finito lì», ha raccontato una testimone che ha visto il velivolo mentre precipitava. «Quando sono arrivata sul luogo dell’incidente era già pieno di gente. L’aereo era in fiamme, c’era tanto fumo. E poi gli elicotteri sono arrivati, in pochissimo tempo», ha aggiunto.
Il Nepal ha anche alcune delle piste d’atterraggio più remote e difficili del pianeta, fiancheggiate da cime innevate con discese che sono una sfida per i piloti più esperti. Gli operatori aerei affermano che nel Paese non ci sono infrastrutture per previsioni meteorologiche accurate, specialmente nelle aree con terreno montuoso impegnativo dove in passato si sono verificati incidenti mortali. Il tempo era bello a Pokhara, il cielo nitido, ma non ha aiutato a evitare la sciagura.
Anche Dipak Pokhrel, il marito di Anju Khatiwada, era copilota di un volo della Yeti Airlines quando è morto, ed è stata la sua morte a spingere Anju a intraprendere una carriera nell’aviazione. «Era una donna determinata, che ha difeso i suoi sogni e ha realizzato quelli del marito», ha detto un suo parente, Santosh Sharma. «Lei era un capitano effettivo della compagnia aerea che aveva effettuato voli da solista», ha dichiarato Sudarshan Bartaula di Yeti Airlines. «Era una donna coraggiosa».
La Bbc ha ricostruito che Anju Khatiwada era stata una pioniera essendo una delle sole sei donne impiegate come pilota dalla compagnia aerea Yeti Airlines e aveva volato quasi 6.400 ore. Il marito si trovava nella cabina di pilotaggio di un aereo a elica Twin Otter che trasportava riso e cibo verso la città occidentale di Jumla quando l’aereo è precipitato ed è esploso in fiamme nel giugno 2006, uccidendo tutte e nove le persone a bordo.