Erano le 4.05 del mattino a Melbourne quando Andy Murray, al termine di una memorabile rimonta, è riuscito a domare il beniamino di casa Thanasi Kokkinakis per 4-6, 6-7 (4/7), 7-6 (7/5), 6-3, 7-5, approdando al terzo turno degli Australian Open dopo 5 ore e 45′ di battaglia. Si tratta del match più lungo nei suoi 21 anni e quasi 1000 incontri in carriera. Solo per poco non ha battuto il record della sfida più lunga del torneo (detenuto dalla finale 2012 tra Djokovic e Nadal durata 5 ore e 53′) e di quella terminata più tardi (nel 2008 Hewitt e Baghdatis finirono alle 4.34). In pochi avrebbero scommesso sull’ex numero 1 del mondo (ora 66) che contro Matteo Berrettini all’esordio sembrava in grande difficoltà fisica. Alla fine si era imposto anche in quella occasione in 5 set e dopo quasi 5 ore di gioco ma dopo aver salvato un match point nell’ultimo parziale.
E’ l’11/a rimonta in carriera da sue set a zero sotto
Il cammino di Murray sembrava essere segnato, sotto di due set e 2-5 nel terzo. Invece non ha mollato un centimetro e, malgrado si sia trovato per tre volte a due punti dalla sconfitta (sul 3-5 nel terzo, sul 5-5 nel tie-brek sempre nel terzo set, infine sul 4-5 nel quinto, ndr), alla fine ha coronato un’impresa che è un po’ un suo marchio di fabbrica se si calcola che ora è salito a 11 rimonte da 0-2, primo tra i tennisti in attività davanti a Fognini, fermo a 10 e a Cilic (8). Incredibilmente col passare dei minuti stavolta Murray è sembrato più fresco e lucido del suo avversario. E lo testimoniano anche le statistiche: ha chiuso con appena 7 errori non forzati nel quarto domando un Kokkinakis a cui non sono bastati 102 vincenti di cui 37 ace per vincere la partita.
Murray: “Un’impresa riuscita grazie al cuore e all’esperienza”
“Come sono riuscito nell’impresa? Probabilmente ho un gran cuore. Amo questo sport e amo lottare”, ha spiegato alla fine lo scozzese. “Certo anche io mi sono stupito di come sia riuscito a ribaltare la situazione. Anche perché Thanasi stava servendo in modo incredibile e colpiva forte di dritto. Per fortuna ho iniziato a giocare meglio man mano che la partita andava avanti. E in più mi ha aiutato l’esperienza. Di queste situazioni ne ho vissute tante”.
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E’ la prima volta che termina così tardi
L’emblema della vittoria di Murray è tutta racchiusa in un punto epico conquistato quando era sotto 0-2 nel terzo: è corso da una parte all’altra del campo per recuperare tre smash e alla fine ha conquistato il punto grazie a un errore di dritto dell’australiano. Murray ha esultato sfidando il pubblico di casa mettendo le dita attorno all’orecchio e da lì ha tratto le energie mentali per andare avanti. Avanti fino alle 4.05 del mattino come mai gli era successo in carriera visto che non era mai andato oltre le 3 di notte (3.02 per la precisione), in un match disputato a Washington.
Non approda al quarto turno in un Major dal 2017
Murray, che a Melbourne per 5 volte è arrivato in finale (2010, 2011, 2013, 2015 e 2016) proverà ora a battere un altro record dato che non approda al quarto turno in un torneo dello Slam dal 2017 (quando arrivò fino ai quarti a Wimbledon). Da allora sono trascorsi 5 anni e mezzo di continui tormenti: due interventi all’anca, una protesi metallica di rivestimento, tanti infortuni muscolari, fatica a ritrovare una continuità di rendimento. Il segreto di questa nuova rinascita sembra sia nei nuovi esercizi quotidiani di equilibrio ed elasticità e sulle costanti sedute di fisioterapia. Insomma all’alba di Melbourne sembra essere nato un nuovo Murray. Lo spagnolo Bautista Agut, n. 25 del mondo e suo prossimo avversario, è avvisato.