Era il giugno del 1965 quando il Vaticano, soprattutto attraverso il suo quotidiano L’Osservatore Romano, denunciò la nudità e l’immoralità dei film italiani. “Matrimonio all’italiana” era già stato definito offensivo, ma fu colpito dalla censura ancora più duramente il film “Le Bambole”, che vedeva Gina Lollobrigida nel ruolo di una moglie annoiata che si innamora del nipote di un vescovo che partecipa al Concilio Ecumenico del Vaticano. I suoi tentativi di sedurlo hanno successo solo dopo un audace spogliarello davanti al buco della serratura della sua camera comunicante. Un magistrato romano portò Gina Lollobrigrida, insieme al produttore Giovanni Lucari, in tribunale per rispondere dell’accusa di violazione dell’articolo 528 del codice penale, che vieta le esibizioni immorali.