E’ dell’80-90% l’adesione allo sciopero dei benzinai sulla rete stradale dei gestori diretti e qualche pompa bianca, pari a 12-13mila impianti sui 22 mila totali. Lo si apprende da fonti Faib (Federazione Autonoma Italiana Benzinai), che ha 7mila iscritti e ha avuto i dati dal territorio. È appena cominciato, intanto, l’incontro fra le tre sigle che hanno proclamato lo sciopero. Arriva una nuova convocazione dei sindacati dei gestori da parte del ministero delle Imprese e Made in Italy di Adolfo Urso per le 15 di oggi.
Sciopero dei benzinai, ecco dove fare il pieno in autostrada nonostante la serrata
PAOLO BARONI
Prosegue, intanto, il dibattito sui motivi della manifestazione. Vincenzo Nettis, presidente torinese di Faib, presente stamattina in piazza Castello, davanti alla Prefettura. «Ascolteremo i nuovi contenuti che il ministro Urso ha avanzato ieri, ma a un’ora dallo sciopero non era pensabile interrompere la protesta. Possono anche essere comprensibili le scelte del governo – aggiunge – ma non accettiamo di passare per furbetti o speculatori. Anche noi siamo vittime dei rincari. Siamo una categoria – continua – che lavora dodici ore al giorno, con qualunque clima e abbiamo un guadagno fisso su quanto erogato. I prezzi vengono indicati dalle compagnie petrolifere e noi su venti euro guadagniamo 3,8 centesimi al litro. I rimanenti 19 euro e rotti al 60% sono accise e Iva. Il resto alle società». Nettis ha sottolineato come il caro carburante colpisca anche i benzinai. «Mettere i cartelli con il prezzo medio sarebbe un’ulteriore incombenza per la categoria, con multe salate fino a mille euro anche in caso di errori materiali o sviste. Non certo speculazioni».
Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ospite di Start su Skytg24, ha detto: «Non mi pare ci siano state parole di censura nei confronti dell’attività meritoria di chi tiene aperte le pompe di benzina da parte del governo. E’ diversa la posizione, invece, per quanto riguarda alcuni adempimenti di un decreto legge che è stato emanato, per il quale già il ministro Urso ha cercato con le sigle sindacali di trovare un accordo. Il vero problema è la rete distributiva in Italia del carburante e l’adeguamento ad impianti che consentano le ricariche elettriche. In questo scenario, prendendo a motivo il decreto legge in esame, credo si possa allargare il campo ad altri arretrati da sistemare e a tante prospettive da definire.
«La scelta del governo di non aver prorogato lo sconto alle accise è stata molto difficile, ma legittima e necessaria. A fine dicembre il prezzo alla pompa del carburante era molto più basso rispetto a marzo, quando si decise di inserire gli sconti. Poi, 2/3 delle risorse della manovra sono stati destinati al contrasto del caro bollette, che era la grande emergenza. E’ stato giusto così». Lo ha detto, a Isoradio, il deputato e responsabile del Dipartimento energia di Forza Italia Luca Squeri, che ha proseguito: «Sul prezzo di un litro di gasolio, attorno a 1 euro e 80, 1 euro è rappresentato dalle tasse: in Italia abbiamo il record. 60 centesimi è il prezzo del gasolio acquistato sul mercato internazionale. Rimangono 20 centesimi, di cui solo 3 lordi sono per i gestori. Ecco l’esempio di un prodotto necessario per i cittadini, le cui dinamiche di prezzo vanno affrontate con risorse fiscali. Ma in un momento in cui bisognava contrastare il caro bollette, la maggior parte delle risorse è andata lì».
«Lezioni di trasparenza non ne prendiamo da nessuno e non vogliamo fare il capro espiatorio di nessuno. Gli aumenti di questi giorni sono dovuti, alle accise e all’andamento internazionale del mercato e salira’ ancora da febbraio». Lo ha detto il presidente della Fegica, Roberto Di Vincenzo, durante la riunione di coordinamento con le altre sigle di categoria sullo sciopero dei benzinai in corso. «Non possiamo continuare a passare come i profittatori e coloro che hanno generato questo aumento di prezzi. Deve essere chiaro che i benzinai sono lavoratori di piccole e medie imprese che fanno trasparenza».