Divieto di fumo esteso anche alle e-Cig, stop alle sale per fumatori negli aeroporti o negli altri locali al chiuso. Niente bionde nemmeno all’aperto se nelle vicinanze ci sono minori o donne incinta. Il ministro Schillaci dopo aver parlato al Senato della carenza dei farmaci, va alla Camera ad annunciare la nuova stretta sul fumo. «Intendo proporre l’aggiornamento e l’ampliamento della legge 3/2003 per estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi; estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato; estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina», ha annunciato a 20 anni dalla legge Sirchia il Ministro in audizione in Commissione Affari sociali della Camera.
La novità maggiore riguarda tanto i prodotti da “svapo” che le sigarette a tabacco riscaldato, come l’Iqos. Nel 2018 un pool di esperti dell’Iss, chiamato dalla stessa Philips Morris ad esprimersi sulla minore nocività, in un rapporto di 86 pagine sentenziarono che non c’erano elementi per definire quei prodotti a rischio ridotto, come sostenevano invece i produttori. Parere rimasto nei cassetti del ministero per quasi cinque anni ma ora rispolverato da Schillaci, che intende dare battaglia al fumo, visti gli ultimi dati che vedono in ripresa l’esercito dei fumatori, i quali dopo anni di stasi sono aumentati del 2%, passando dal 22 al 24,2% della popolazione, mentre il tabacco riscaldato ha triplicato i suoi adepti, passando dall’1,1 al 3,3% della popolazione.
Riguardo la carenza di farmaci sul banco degli imputati il Ministro ha messo invece i giornalisti, che con una “comunicazione allarmistica” hanno finito per generare una “carenza di rimbalzo: l’accaparramento del farmaco da parte dei pazienti, che preoccupati di avere a disposizione una scorta di un prodotto che sembrerebbe “a rischio”, rafforzano il picco di domanda, creando ulteriori tensioni nell’approvvigionamento”. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, tira le orecchie ai media nella sua informativa al Senato sulle difficoltà di approvvigionamento di pillole e sciroppi, denunciato non solo dalle mamme sulle chat, ma dagli stessi operatori.
Per spiegare il falso allarme Schillaci si affida ai numeri. I medicinali carenti pubblicato dall’Aifa sul suo sito sono 3.197, compresi anche i molti andati fuori produzione. La lista dei prodotti senza un equivalente generico sono però soltanto 325, “per i quali l’Aifa rilascia l’autorizzazione all’importazione per un analogo autorizzato all’estero”. Peccato però che l’importazione implichi anche dover avviare un nuovo l’iter autorizzativo, che richiede tempo. Quello che spesso chi sta male non ha.
Riguardo invece i 1.804 farmaci “effettivamente carenti” ben che siano regolarmente in produzione, come ammesso da Schillaci, per questi la carenza è stata riscontrata anche nella versione generica, mentre in altri casi è si possibile aggirare l’ostacolo virando su un analogo medicinale “griffato”, salvo poi per dover pagare perché non mutuabile, come dimostrato da un’indagine recentemente condotta da La Stampa.
Non sostituibili in alcun modo sarebbero invece meno di 30 specialità, come antiepilettici e farmaci a uso delle sale operatorie ospedaliere, come ricordato nei giorni scorso dal presente di Aifa, Girgio Palù. Qui per ammissione dello stesso Ministro le cose si fanno più complesse, tant’è che ci si affida alle “buone pratiche regionali, come la produzione galenica (ndr. leggi nei laboratori delle farmacie) realizzate da regione Lombardia, Sifo (società scientifica dei farmacisti ospedalieri) e Sefap (il centro interuniversitario di farmacologia). Tra le soluzioni indicate anche le “produzioni straordinarie garantite da aziende private e dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare.” Tra gli antiepilettici introvabili c’è il diazepam, “indicato per le crisi epilettiche dei bambini, per il quale è stata definita una modalità di approvvigionamento attraverso l’importazione di confezioni dall’estero e loro dispensazione tramite le farmacie aperte al pubblico, integrativa rispetto alla possibilità di preparazione galenica in farmacia già attivata da tempo”.
Schillaci nel riferire al Parlamento non ha accusato solo i media. La loro parte la farebbero anche i grossisti con il “parallel trade”, il commercio parallelo m che consiste nell’acquistare i prodotti a basso prezzo in Italia per rivenderli a migliori condizioni all’estero. Su questo Schillaci ha assicurato che avverranno “ispezioni coordinate con il Comando dei Nas e verifiche a livello internazionale”.
Ci sono poi aziende produttrici che si aggiudicano le gare per la fornitura degli ospedali e che poi “non le onorano nei tempi”, ha rivelato il Ministro. Per contrastare il fenomeno Schillaci punta sul progetto “DrugHost, “una piattaforma web per la condivisione sistematica delle segnalazioni di “mancata fornitura ospedaliera”, i cui dati saranno utilizzati per creare dei “profili” delle aziende, a beneficio delle regioni, che potranno poi prevedere eventuali clausole di salvaguardia più rigide per quelle aziende che risultino meno affidabili”.