Si concluderà alle 19 di questa sera (le 22 in autostrada) la serrata dei distributori di carburante iniziata ieri sera e che, a quanto hanno comunicato le sigle promotrici, avrebbe raccolto tra l’80 e il 90 per cento delle adesioni, al netto delle stazioni di rifornimento che per legge hanno dovuto restare aperte garantendo i livelli minimi essenziali di servizio.
La protesta sarebbe dovuta durare altre 24 ore: la decisione di revocare la seconda giornata è stata presa da Faib Confesercenti, Figisc-Anisa Confcommercio e Fegica Cisl dopo un nuovo tavolo al ministero delle Imprese e del Made in Italy, convocato a seguito di un’assemblea pubblica tenutasi in mattinata nella sala Capranichetta di piazza Montecitorio a Roma.
Assoutenti, una delle rappresentanze dei consumatori riconosciuta dal ministero delle Imprese, aveva contestato però la narrazione avanzata dai gestori: “La protesta si sta rivelando un fallimento – afferma il presidente Furio Truzzi – Le sigle che avevano inizialmente proclamato lo sciopero si sono spaccate, e numerosi distributori hanno deciso di non aderire alla serrata, al punto che su tutto il territorio oggi gli automobilisti possono trovare molte pompe funzionanti, anche se solo in modalità self service”. Se la serrata non fosse stata tolta entro oggi, l’associazione si era detta intenzionata a proclamare per il 4 e 5 febbraio “una contro-protesta” invitando “i cittadini a ridurre i consumi di benzina e gasolio, rinunciare laddove possibile all’uso degli autoveicoli e lanciare un segnale forte a Governo, petrolieri e benzinai”.
Faib Confesercenti aveva già annunciato ieri di volere dimezzare la durata della chiusura, da 48 a 24 ore, riferendo di un “confronto costruttivo con l’esecutivo”, mentre Figisc-Anisa Confcommercio aveva espresso contrarietà all’imposizione del cartello con il prezzo medio, perché “non serve ai consumatori” e anzi potrebbe rivelarsi controproducente: “Se c’è un prezzo medio, uno che è al di sotto del prezzo medio tenderà ad avvicinarsi al benchmark e di conseguenza il prezzo aumenterebbe”. Per Fegica le rassicurazioni di Urso, fino a questa mattina, erano state “insufficienti e vaghe. Le sanzioni devono sparire e si deve tornare alla situazione precedente. L’obbligo di un ulteriore cartello è inutile e dannoso per tagliare i prezzi”.