La polizia peruviana ha fatto irruzione in un’università di Lima arrestando oltre 200 persone con l’accusa di violazione di domicilio e furto, mentre le proteste scuotono il paese andino ormai da dicembre.
I manifestanti, giunti a Lima da Puno e Cusco, per partecipare alle marce antigovernative, dal 18 gennaio alloggiavano nel campus universitario dell’Universidad Nacional Mayor de San Marcos di Lima.
Secondo fonti ufficiali gli studenti fermati sono stati trasferiti presso le sedi della Direzione Antiterrorismo e della Direzione Investigazioni Criminali, lo ha dichiarato il procuratore generale Alfonso Barrenechea.
La mobilitazione anti governativa, cominciata il 7 dicembre dopo l’arresto dell’ex presidente Pedro Castillo per tentato golpe, non si è placata. Il bilancio delle vittime degli scontri fra dimostranti e forze di sicurezza è attualmente di 55 morti e più di 1.200 feriti, oltre a gravi danni materiali.
Focolai di protesta sono attivi in almeno 12 delle 24 regioni del Perù, con particolare intensità a Puno, Cusco, Arequipa e Lima. Negli ultimi giorni, oltre ad aver imposto quasi 100 blocchi stradali su tutto il territorio nazionale, i manifestanti hanno occupato vari centri minerari e cercato, senza successo, di occupare gli aeroporti di Cusco, Arequipa e Juliaca.
Dal 19 gennaio la protesta si è trasferita a Lima, dove decine di migliaia di dimostranti (molti di etnia quechua e aymara) partecipano ad una ‘Toma di Lima‘ (Presa di Lima), denominata anche Marcia ‘de los Cuatro Suyos’.
A Lima sono scoppiati incendi, fra cui uno che ha distrutto uno storico edificio a pochi metri da Plaza San Martin.
La presidente Dina Boluarte, di cui i manifestanti chiedono le dimissioni, resta in silenzio, mentre il ministro dell’Interno ha respinto le richieste della piazza denunciando che con queste proteste “si pretende di ricattare il governo di turno attraverso la violenza”.