“Sono anni che ripeto che le intercettazioni sono assolutamente indispensabili nella lotta alla mafia e al terrorismo e per comprendere i movimenti di persone sospettati di reati gravissimi. Quello che va cambiato è l’abuso che se ne fa per reati minori, con la diffusione sulla stampa di segreti individuali che non hanno a che fare con le indagini. Credo che ci sia malafede quando si confondono i due campi”. A fare distinguo sull’utilizzo delle intercettazioni è il ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervistato da Radio24, dopo l’arresto del boss Matteo Messina Denaro.
Poi sulla detenzione dell’ex latitante, gravemente malato, il ministro assicura: “Possiamo garantire che coniugheremo il diritto alla salute con l’assoluta sicurezza” nell’espiazione della pena “di un ex latitante pericoloso catturato con molta fatica dopo molti anni”. E sottolinea come sia “illusorio pensare che la mafia possa essere vinta perché si arresta qualche boss, anche il più pericoloso”. La mafia, osserva Nordio “è un fenomeno che va combattuto con un arsenale di armi e con una rivoluzione copernicana culturale”, coniugando “tecnologie, e di questo fanno parte sicuramente le intercettazioni, e il metodo Falcone: una continua ininterrotta analisi di dati finanziari, movimenti di denari, pedinamento e controllo che non può mai essere interrotto”.
Alle dichiarazioni del ministro replicano le opposizioni, in particolare il Movimento Cinque stelle. “Sono passate poche settimane da quando il ministro della Giustizia Carlo Nordio diceva con assoluta sicumera che ‘i mafiosi non parlano al telefono’, per giustificare l’attacco alle intercettazioni. Oggi invece lo stesso Nordio fa sapere che ‘le intercettazioni sono indispensabili per il terrorismo e la mafia’. È questo il livello del governo targato Giorgia Meloni: su argomenti decisivi per la vita dei cittadini e del Paese cambiano idea come le stagioni fino a smentire addirittura se stessi”, commenta in una nota la capogruppo in Senato Barbara Floridia.